giovedì 2 febbraio 2012

Prima di Dracula. Archeologia del vampiro; Braccini Tommaso 18,00; 2011, 270 p., Il Mulino



Mentre in Occidente fiorivano Umanesimo e Rinascimento, nei Balcani e nei territori dell'Impero bizantino ormai al tramonto si diffondeva il timore dei morti che uscivano dai sepolcri per perseguitare i viventi; più tardi, nel momento in cui a Versailles si celebravano i fasti del Re Sole, i suoi inviati in Grecia riferivano di roghi accesi nelle isole dell'Egeo per sbarazzarsi di cadaveri che gettavano nel terrore interi villaggi. Il libro, che poggia su una ricca base documentaria, illustra lo sviluppo delle credenze vampiriche nel medioevo bizantino e slavo ricercandone i primordi nell'antichità e seguendone le tracce, che intersecano quelle dell'eresia e della storia della Chiesa, fino all'epoca moderna. L'analisi di queste voci antiche permette così di comporre una avvincente "archeologia del vampiro".


Estratto. Da Leone Allacci, 1640 circa.

Sono convinti che alcune vecchiette, caratterizzate da miseria e povertà, non potendo più sperare di ottenere niente di buono nella società umana, volgano l'anima ai malefici. E dunque dopo aver stretto un patto col demonio, macchinano con sommo zelo i misfatti atti a compiacere allo stesso demonio; perciò ecco le polveri, le erbe, gli unguenti e altri materiali analoghi.  E dal momento che per natura sono paurosissime e temono di essere colte in flagranza di reato, infastidiscono poco o nulla gli uomini, e invece spessissimo danneggiano e procurano molti problemi alle donne e ai bambini, in quanto più deboli, per mezzo di un alito e di un fiato così nocivo che tramite quello soltanto li fanno impazzire o li mettono in pericolo di vita.









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