lunedì 6 febbraio 2012

La custode dei libri, Sophie Divry


La custode di libri, Divry Sophie, E10.00, 2012, 65 p., Einaudi  (collana Einaudi. Stile libero big)



È una querula bibliotecaria di provincia la donna che parla dalla prima all'ultima riga di questo incantevole monologo. Il suo interlocutore è un ragazzo che usa il seminterrato della biblioteca come bivacco notturno. A lui la custode si rivolge mischiando vita privata, libri, invettive. E la confessione di un tenero rapimento verso uno studente di cui però contempla solo la nuca. La sua voce ci arriva sommessa, un po' nevrotica, la voce di una donna ferita da un amore andato male, chiusa in un riserbo che solo i suoi amati romanzi riescono a scheggiare. Li ama, li classifica, li commenta convinta che solo l'ordine monastico della biblioteca è medicina per il caos dei sentimenti e degli uomini tutti. E poi d'un tratto la sua voce si accende e dalla donna autoreclusa nel sottosuolo esce una pasionaria della letteratura, una tenace sentinella del silenzio, che dalla sua misera trincea di provincia difende la vertigine della bellezza letteraria contro il chiassoso vociare della subcultura di massa.

Un brano dal libro.

"Su, e non brontoli: catalogare, riordinare, non disturbare, è tutta la mia vita. Mettere e togliere libri dagli scaffali, ancora e ancora. Ah, non è molto divertente, mi spiace. Perché per riporre un libro non ho nemmeno bisogno di guardare il nome dell'autore. Mi basta leggere le cifre scritte sopra, sull'etichetta incollata al dorso, e inserirlo in coda agli altri con la stessa segnatura. Voilà, tutto qui. E faccio questo mestiere da venticinque anni, venticinque anni sullo stesso principio immutabile". 



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