domenica 11 marzo 2012

Le cose che non ho detto, Azar Nafisi, Adelphi, 2009.





"Leggere Lolita a Teheran" era l'ultima cosa in ordine di tempo (dopo "Innamorarsi a Teheran", "Guardare i Fratelli Marx a Teheran") che Azar Nafisi aveva elencato in un taccuino segreto - e che si rimproverava di aver taciuto a tutti. Molte delle altre, a tanti anni di distanza, ha deciso di raccontarle in questo libro. Che è un ritratto del padre, sindaco di Teheran all'epoca dello Scià, e della madre, primo membro femminile del parlamento iraniano. È la storia dei tradimenti di lui, del mondo fantastico in cui lei a poco a poco trasforma la realtà insopportabile che la circonda, e soprattutto della forzata, dolorosa connivenza dell'autrice con il padre. Ma è anche e soprattutto la rivelazione di come a volte le dittature sembrino riprodurre i silenzi, i ricatti, le doppie verità su cui si regge il primo, e più perfetto, sistema totalitario: la famiglia.




"Raccontare era una passione di famiglia. Mio padre scrisse due libri di memorie, il meno interessante dei quali venne pubblicato, e più di millecinquecento pagine di diari. Mia madre invece ci raccontava le storie del suo passato, che di solito finivano così: Io però non ho detto una parola, sono rimasta zitta. ..."

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