venerdì 2 marzo 2012

"La ragazza tatuata" di Joyce Carol Oates, Mondadori, 2012.







Lo scrittore trentottenne Joshua Seigl, che conduce una vita molto appartata, assume come assistente una ragazza semianalfabeta. Seigl non sa che sotto il suo aspetto esteriore (pesantemente segnato da orribili tatuaggi) la ragazza nasconde un violento antisemitismo. Steigl sta lavorando alla traduzione dell'Eneide e cerca di nascondere a tutti il suo stato di salute declinante. Nel frattempo gli viene svelata la vera storia di questa Ragazza Tatuata, una vittima di persecuzioni da far impallidire i personaggi dei suoi romanzi. Il suo passato è fatto di promiscuità, ribellione, droga. Quei tatuaggi sono l'opera violenta di un gruppo di suoi amici del liceo. Priva di qualsiasi autostima, quando le chiedono come si chiama sussurra "Alma", quasi non avesse un cognome. Eppure per Stiegl diventa un'assistente d'inestimabile valore e Alma non può fare a meno di accorgersi della dignità e del rispetto con cui viene trattata. Fino a quando la sua ingenuità non le costa la vita. Con la consueta grazia, la Oates racconta una favola ipnotica e inquietante, in cui la sua fascinazione per il lato perverso della natura umana trova piena espressione.




"Era innamorata, doveva esserlo. Cristo se conosceva i sintomi. 
Avere voglia di morire. Come quando si cerca di liberarsi dal vizio della droga: graffiare, urlare, vomitare le budella. E loro entrano e ti lavano, lavano via il vomito e la merda giù per un buco di scolo nel pavimento di cemento, e tu sei sdraiata lì, nuda, come carne parzialmente macellata.
Lui aveva quell'effetto su di lei, le era entrato sotto la pelle. Conosceva i sintomi."

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