giovedì 12 aprile 2012

"La melodia del giovane divino" di Carlo Michelstaedter







Oltre a “La persuasione e la retorica” - nato come tesi di laurea su questi concetti in Platone e Aristotele e sviluppatosi poi fino a diventare uno dei testi decisivi del Novecento italiano -, al “Dialogo della salute” e alle “Poesie”, Michelstaedter ha lasciato un' impressionante mole di scritti. Impressionante tanto più se si pensa alla brevità di una parabola esistenziale conclusasi, il 17 ottobre 1910, con il suicidio a soli ventitré anni, e in cui è impossibile non cogliere il segno di un audace programma: “... e farai di te stesso fiamma”. E sono proprio questi 'scritti vari' - ovvero il laboratorio segreto di Michelstaedter -, di cui il suo maggiore specialista ci offre ora una silloge che copre il cruciale periodo 1905-1910, a fornirci una chiave per penetrare l'enigma di un'attività speculativa solitaria e radicale, che pareva, con la tesi di laurea, essere giunta a maturazione per vie misteriose, e che invece si rivela qui tumultuosamente ma caparbiamente preparata. Che rifletta sulla catarsi tragica o sulla “via della salute” che si sperimenti in favole o parabole, che reagisca a caldo a una pièce di Ibsen o di D'Annunzio o a un concerto, infatti, il pensiero di Michelstaedter sembra accanirsi intorno a un nucleo eroico e rovente, a una dolorosa certezza: contro ogni scuola che parli nel nome dell'assoluta verità, contro la voce della philopsychia, che “mette un empiastro sul suo dolore per lenirlo”, l'uomo “deve ricrearsi ‘nell'attività col suo spirito per creare il valore individuale’, per giungere ‘alla ragione di sé stesso’ - alla vita, per portare l'attualità all'‘atto’; per esser persuaso; poiché da nessuno e da niente egli può ‘sperar aiuto’ che ‘dal proprio animo’, poiché ognuno è ‘solo’ nel deserto”.

Nessun commento:

Posta un commento