venerdì 20 gennaio 2012

Come diventare sè stessi, David Foster Wallace, 2011, Minimum Fax, p.400, I Sotterranei,





David Foster Wallace (I962-2008) è stato una delle figure più importanti della letteratura americana degli ultimi trent'anni. Con libri come “Infinite Jest”, “La ragazza dai capelli strani”, “Una cosa divertente che non farò mai più” ha saputo rivoluzionare la narrativa e la saggistica contemporanea, guadagnando si la stima della critica e l'amore dei lettori (malgrado la complessità della scrittura, i suoi titoli pubblicati da minimum fax hanno venduto fino a oggi più di 75.000 copie complessive). A tre anni dalla sua tragica scomparsa, arriva in libreria un libro-intervista in cui ascoltiamo senza filtri la sua voce. All'indomani dell'uscita americana di “Infinite Jest”, invitato dalla rivista «Rolling Stone» a scrivere un lungo articolo su Wallace, il giornalista David Lipsky trascorse cinque giorni ininterrotti al suo fianco, viaggiando con lui per centinaia di chilometri, assistendo ai suoi reading, alle lezioni del suo corso di scrittura, ma soprattutto impegnandolo in una conversazione personale e profonda sulla letteratura, la politica, il cinema, la musica, e anche gli aspetti più privati della sua vita, compresi il rapporto con le droghe e la battaglia contro la depressione. Questa è la fedele trascrizione del materiale registrato all'epoca: il ritratto in presa diretta di un indimenticato maestro della letteratura.




"Beh, che tipo di orari fai quando lavori ad un libro?
In genere... lavoro a botte di tre quattro ore, intervallate o da pisolini o da, che ne so, distrazioni varie, cose che si fanno insieme ad altre persone. Quindi, per dire, mi sveglio alle undici o a mezzogiorno, lavoro fino alle due o alle tre. (...)


(...) Uno degli aspetti che non piacciono per me è che ho una scarsissima capacità di godermi le cose. Le cose reali, mentre succedono. Perchè riesco a trasformare quasi tutto in qualcosa di spaventoso. (...)


Infinite Jest
(...) Non è veramente un romanzo; non vuole essere un romanzo. Non ho mai pensato a questo libro come un romanzo, lo vedevo come una lunga storia. (...) L'idea è che il libro sia strutturato come un prodotto d'intrattenimento che non funziona.


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